martedì 24 maggio 2016

LASCIO ALLE MIE DONNE. AL TEATRO DELLE MUSE

di Bianca Maria Sezzatini


Da mercoledì 25 a domenica 29 maggio 2016, è in scena al Teatro delle Muse “LASCIO ALLE MIE DONNE",  di Diego Fabbri, con Manuela Atturo, Patrizia Bellucci, Cristiano Vaccaro, Filippo Bubbico, Angela Salustri, Stefano Santini. Luci e fonica di Andrea Bruno. Le foto, di Marco De Gregori. La regia è affidata al bravissimo e poliedrico Geppi Di Stasio.

Note di Regia

L’UOMO E LA DONNA SECONDO FABBRI (ma più secondo noi)

Renato Signorini rappresenta ciò che la maggior parte degli uomini vorrebbe essere: felicemente sposato alla tollerante Virginia verso l’adulterina relazione con l’ipocrita Olga che gli promette una discendenza a patto che sia concorde ai suoi discutibili dogmi religiosi. Amato persino dal suo cameriere sessualmente da definire e, forse, da Isabella, la più giovane, la più disincantata, la più scaltra e, a volte, la più “impermeabile” al suo fascino. 

Ma la genialità vera di questa commedia di Diego fabbri consiste nel fatto che il protagonista non è presente sulla scena, egli defunge prima dell’apertura del sipario lasciando scritto un testamento che gli riservi un perfido divertimento post mortem e cioè che le donne della sua vita terrena dovranno conoscersi e frequentarsi con regolarità se vogliono spartirsi la cospicua eredità. 

Questo non può che mettere sotto i riflettori i caratteri ma soprattutto gli inevitabili attriti tra due donne contendenti ormai solo su ciò che è stato, non può che mettere a nudo i caratteri diversi che confliggono a prescindere. Ma solo fino all'avvento della più giovane Isabella, imprevisto terzo incomodo. 

Come si vede si tratta di una vicenda talmente metaforica da rifarsi alle origini del senso della teatralità e che, quindi, aveva bisogno di una sorta di sostegno da coro greco. Allora ecco che il galoppino Gaetano, factotum dello studio legale appartenuto a Renato e al suo socio Enrico Artusi, che nel paradossale testamento è nominato arbitro della tenzone muliebre, si fa umile popolano che parla per citazioni, popolo che si fa “cultura”.

Uno spunto geniale, dicevamo, che il cattolicissimo Fabbri, costruisce su una visione quasi borghese dei simboli che noi, un po’ irriverentemente, ci siamo divertiti a decostruire cercando di farne uno spettacolo ritmato, divertente e meno didascalico possibile. 

Ma abbiamo poco parlato dell’universo maschile. E allora eccoci a farlo in conclusione: Tutto lo “scherzo” di Renato Signorini viene perpetrato nient’altro che ai danni del suo socio Enrico perché rappresenta il suo esatto contrario; se Renato è sorprendente, Enrico è prevedibile, se l’uno è audace, ironico e geniale seduttore, l’altro è pavido, serioso, pedante e illibato. 

Insomma, una commedia dai forti contrasti come il gran Teatro dovrebbe sempre prevedere.

Aveva troppo fascino Renato per resistere alla tentazione, di divertirmi a prestargli personalmente la voce nel testamento che svela il perfido scherzo. 

E allora viva Renato! Viva le donne! Ma soprattutto viva il Teatro che diverte e interessa tutti. 
(Geppi Di Stasio)

Per informazioni e prenotazioni: tel. 06 442.336.49

TEATRO DELLE MUSE
Via Forlì, 43 

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